giovedì 25 dicembre 2014

Col tempo che vuole

Quando le prime margheritine fioriscono, quando con la calura ti viene voglia di una fetta di anguria, quando i melograni si aprono sgranando i loro denti all'aria, quando...ah la neve col mosto cotto! allora la mia infanzia mi viene a trovare. Arriva incedendo piano, sembra che conti i passi, come giocasse a campana e, solo casualmente, si ritrova davanti alla mia porta. Io, invece, so che é biricchina, che quando arriva, anche se mi sorprende ogni volta, lei lo ha deciso molto tempo prima; é solo quel suo modo di procedere che le fa perdere tempo lungo la strada. Si attarda distratta dalle cose che incontra, i suoi occhi curiosi sono attratti dalle miriadi di cose che riescono a percepire mentre mi si avvicina. Io sono cambiato negli anni e lei, mi studia, cerca di comprendere quale sia il modo migliore di avvicinarsi a me, il momento più opportuno. Spesso la trovo seduta sul divano davanti alla televisione, aspettando che finisca il notiziario, dal quale mi vede preso. Altre volte mi accorgo che è da tempo seduta dietro di me sulla bici, mentre io e il piccolo Luca cantiamo a più riprese le canzoni che inventiamo durante i nostri giri, per le strade della campagna. Altre volte ancora la trovo quando esco a ritirare la posta che é indecisa se suonare il campanello o no. Sembra che abbia paura di entrare e trovarmi impegnato in qualcosa che non mi concede il tempo per lei.  A volte sembra che non osi disturbarmi per il timore che io sia in casa con qualcuno che lei non conosce, e se io sono impegnato? se io sto facendo qualcosa di importante? se il bimbo dorme? e se qualcuno pone delle domande su di noi, cosa rispondere? Così rimane in surplace davanti al mio uscio senza trovare il coraggio di entrare. Ma io so, io sento la sua presenza, il suo respiro, il suo fiato corto e indeciso ed allora poso il libro che sto leggendo, rimando qualcosa che può attendere e le apro. Mi accorgo che la mia infanzia teme, che essendo cresciuto, io non abbia più tanto tempo, per intraprendere con ella, quei viaggi fantasiosi che ci portano a rovistare nella memoria per ritrovare il bandolo comune che ci consentirà di riprendere i ricordi di quando eravamo ancora insieme.Oh si che é possibile che a volte succeda di non riuscirci; e quando avviene così, ci avvitiamo spesso in discordanze che non portano a niente. Così, dopo esserci stancati con tentativi di accordarci su un particolare che non concorda, lasciamo cadere la discussione ed io torno alle mie incombenze, che mi riprendono, mentre lei silenziosa si ritira. Spesso però, quelle volte che i nostri fili combaciano, che festa! si torna bambini insieme a ricordar ogni cosa! Lo trovo sempre il tempo per lei, non lo sa che temo che non mi venga più a trovare. Anche solo diradasse le sue visite, la cosa non potrebbe che farmi scontento. Non sa quante volte sono lì che chiudo gli occhi e l'aspetto. Oh no! non è che dormi, é che mi preparo, libero la mia mente affinché lei mi trovi pronto a prendere avido, quello che mi porta. Ah! quante volte cerco di indovinare cosa avrà per me questa volta, dove avrà scovato quello che mi racconterà. Non sa quanto io sia curioso di capire dove va a rovistare per trovare certe cose che io non ricordo più. Certe volte mi sorprende con ricordi che non sembrano affatto miei. Glielo dico, ma lei sorride dolce, ma non cede di un millimetro, quello che mi porta ogni volta é di certo mio.
- Sai cosa ti ho portato stavolta?- mi chiede increspando gli occhi, come se avesse paura che quello che mi dirà, insieme alla gioia, mi possa rendere triste, più fragile.
-Cosa?- le chiedo sapendo che sarà per forza qualcosa un pò dolce e un poco amaro.
- Il profumo della tua terra arata di fresco.- mi dice mentre cerca di scorgere di sottecchi che effetto mi fa.
- e poi ti porto le fuscelle di ricotta fresca di Francesco l'abruzzese, quello che si accampava alla "Posta" durante la sua transumanza-
Ah! l'odore della mia terra arata di fresco...la terra nera che sembrava fumare come un pane caldo, quando al mattino presto, il vomero della francese la rigirava sottosopra...potevi scorgere da lontano i vermi arancione sorpresi e messi a nudo dentro le zolle, ne indovinavo la presenza mentre seguivo l'aratro che il cavallo tirava allegro. Le allodole impazzivano nei loro voli verticali verso il sole e quelle strane discese a picco quasi a schiantarsi a terra, dove invece scendevano dopo aver individuato dall'alto la loro preda fresca. Quei vermi duri e lisci che chiamavamo i "puntaletti", solo per il fatto che li infilavamo nell'amo delle tagliole per catturare gli uccelli. 
- E poi ti ho portato il temperino rosso, te lo ricordavi?-
- Cerrrrto! come potrei dimenticare il mio primo temperino col manico rosso intarsiato di madreperla bianca?- non l'ho mai dimenticato il mio primo temperino. Non lo usavo mai per paura che le sue piccole lame, potessero rompersi per quanto erano delicate. Solo a primavera, quando la corteccia dei salici si staccava quasi da sola dai rami, io intagliavo i miei bastoni, che mettevo a seccare all'ombra. Ero fiero dei miei lavori con la lama piccola. Facevo dei ricami fantasiosi, spesso a spirale, nel ramo dei "lupacchi" degli olivi. Ne intagliavo profonda la buccia in maniera verticale ed orizzontale e poi tiravo via i quadratini di pelle dal ramo verde,ai quali facevo seguire un paio di anelli e poi coriandoli bianchi e verdi che col tempo scurivano virando al marrone.
Spesso facciamo delle passeggiate mentre continuiamo a chiacchierare tra noi. talune volte si ferma incantata davanti a qualcosa che lei non ha mai visto. Un giorno, mentre eravamo per la strada che lega la mia borgata al paese, mi ha chiesto di botto:
 - Cos'é questo?- si era fermata sul tombino, e ci stava ficcando la punta della scarpetta tra le fessure della ghisa.
- E' un tombino! serve a raccogliere l'acqua piovana.- anticipai indovinando la sua domanda successiva.
- e dove la porta? si dove finisce l'acqua che va qua dentro?-
- Al mare, come sempre.-
Non mi chiese più niente,  muta al mio fianco a camminare.
- Ti ho portato anche della carta crespa azzurra-
- Ah si? e che ne dovrei fare?- 
Mi guarda senza rispondere, fa un pò la punta con la bocca come i bambini che non sanno cosa rispondere.
-...la mamma ci faceva l'addobbo al filo della corrente e alla lampadina: la legava ogni tanto, formando come dei palloncini...era il lampadario che avevamo in casa. Ricordo che alla fine, quasi sulla lampadina ci faceva una farfalla...mi piaceva, ma d'estate si attaccavano le mosche e ci lasciavano tanti puntini marroni. Ogni tanto la sostituivano. Mia sorella maggiore aiutava la mamma a metterne su una nuova, mentre la piccola giocava coi ritagli e ci confezionava le vesti alla sua bambola di pezza.-
- Mi dispiace-
- Perchè? é un bel ricordo. Mi ha fatto piacere...-
Rifà la boccuccia a punta, il labbro inferiore più lungo.
- Piuttosto...- le chiedo -... mi piacerebbe sapere da dove arrivavi stavolta. mi fa sempre oiacere da dove arrivi quando mi vieni a trovare, lo sai.-
- Venivo da "Coppe delle rose" da sotto; ai "Casarini", ricordi?-
- Perché stanno arando adesso?-
- Preparano la terra per la semina. Negli uliveti stanno cogliendo le olive. Tra poco il paese sarà inondato dall'odore dell'olio, dal rumore dei "trappiti". Vuoi che ti venga a trovare allora?-
- Si certo.- le rispondo senza voce. So che mi sente. Chiudo gli occhi e vedo i "friscoli", i dischi di filo di canapa che servono a separare e contenere la pasta delle olive molate dalle pietre che girano nella tramoggia. Ne fanno una sorta di torta sotto il peso di legno duro e ferro che viene stretto dal perno della vite senza fine, fino a strizzargli tutto l'olio che contiene. Quando riapro gli occhi, mi accorgo che la mia infanzia se n'è andata in silenzio. Tornerà ancora, torna ogni giorno e, spesso, più volte al giorno.

sabato 13 dicembre 2014

Mafia Capitale o Caput Mundi?

                                  dalla Repubblica del 13/12/2014 L'arresto dell'ex Nar Carminati


Mafia Capitale" non mi dice un bel niente.
La mafia romana non nasce per autogenesi, chi l'ha partorita? da dove comincia? quanti anni ha? 
Va bene, ha usato uno squadrista e dei disonesti che si sarebbero venduti pure la madre, ma chi ha messo i soldi in tasca a quella Capra? Chi ci guadagnava all'inizio? Quali e quanti sono gli appalti, le leggi, i favori avuti...ecco, io sospetto molto che il fatto di volerla indicare come "Mafia Capitale" tende a convincerci che una volta svuotato il bubbone romano, disinfettato l'ambiente, il resto è salvo. Io sono propenso a credere che in simili ambienti le cose scoppiano quando qualcuno non "divide giusto", o quando qualcuno diventa troppo pretenzioso o troppo compromesso, sgarra, fa un torto, non rispetta i patti. Ho imparato che quando il denaro unisce gli interessi, é difficile che qualcuno tradisca, ma quando il potere offusca la mente e qualcuno comincia a sentirsi un Dio, ecco che qualcuno fa sapere a chi di dovere dove avviene il misfatto, dove piazzare un microfono, una telecamera... Ma che bravi carabinieri abbiamo a Roma, che riescono ad indovinare il posto e il momento giusto per ogni telefonata, per ogni misfatto, per ogni persona. Cento anni di lotta contro la mafia siciliana hanno prodotto a centinaia le vittime e gli eroi caduti in una lotta che non ha, quasi mai, fruttato una decapitazione vera dell' associazione a delinquere.
Consultate il sito di Progetto Legalità (seguite il link http://progettolegalita.it/it/prodotti_sociali/elenco_vittime_della_mafia.php) e vedete se riuscite a contarne i cadaveri. Quando qualcuno gli dava fastidio solamente avvicinandosi troppo, facevano saltare un'autostrada, delle case abitate da persone innocenti, pur di dare un segnale di forza e terrorizzare qui, invece, tutto pulito, nessun rumore, nessuna vittima...mai nessuno che abbia scosso la testa disturbando il manovratore? Ma questi ci vogliono far credere che davvero le persone sono tutte uguali: basta mettere la mano in tasca, tirare fuori qualche banconota e tutto fila liscio come l'olio. Quello a cui tende questa storia è a far perdere al popolo italiano, la fiducia in coloro che mandano a Roma, e, guarda caso, questo ce lo vogliono far credere proprio nell'unico caso dove, gli elettori italiani, hanno mandato in parlamento, un gruppo di ragazzi che, tolta qualche defezione e qualche sbandamento, sta producendo nel Paese una modifica reale nei rapporti legalità/malaffare/politica, che finora ha potuto regnare indisturbato nel Palazzo. Insomma, qui ci sono tre governi non eletti ed un re che si autoinstaurato sul regno e non può mollare il trono. Non si può pensare ad un nuovo mandato a re giorgio (il caps look funziona) che in realtà sta cercando di scendere dalla barca prima che affondi (vi ricorda Capitano Codardia?) non si proprio pensare che un prossimo presidente possa continuare la navigazione come niente fosse, come se da un remoto comando qualcuno possa gridare all'ignavo re "Risalga a bordo cazzo!" nè si potrà mai andare alle elezioni col rischio che il premio di maggioranza se lo becchi proprio quel Movimento 5 Stelle dei giovani Di Maio, Ficco, Di Battista & co, tanto invisi a chi ha bisogno di poter continuare a intrallazzare in quel tempio. Ed ecco che spunta fuori una operazione esemplare che nessuno poteva concepire mai: Mafia Capitale. Una mafia che non porta a nessun Grande Vecchio, a nessuna inflessione dialettale, alla caverna di nessun promontorio o nido di nessuna specie; qui è nata e basta. Una Cupola della Caput Mundi che nasce e pasce solo nel giardino di casa? Ah! A volerci credere viene quasi da ridere...Ma non è questo il posto da dove gente montata di testa ha conquistato il mondo conosciuto allora per dominarlo? Partirono centurioni e pedatori capaci di percorrere migliaia di chilometri, armati di gladio di rame contro chi aveva già scoperto il ferro ed il bronzo, e conquistarono stati più progrediti, rubando ciò che avevano e tassando il loro futuro per la grandezza di Roma? Ed ora? nel semestre in cui l'Italia guida l'Europa, con il vertice della BCE italiano, col Presidente del Consiglio democristiano, primo capace di mandare a casa (senza liquidazione) un segretario storico di sinistra ed un Primo ministro col suo governo del suo partito, chi fa affari nella Capitale del mondo, si ferma agli affari di quartiere e si fa beccare come polli, con le mani nel sacco. Se le cose stanno davvero così, io chiedo che i ROS di Roma siano trasferiti di botto e al completo, prima a Palermo, poi a Cosenza (dove quel Ballerino che ha truffato a Torino 1400 famiglie lasciandole al freddo) sta aprendo un bar in cui riciclare danaro sporco (https://www.facebook.com/groups/757223750992909/?fref=ts) e poi a Bari e nel Gargano, ad Apricena e dappertutto per battere la Sacra Corona Unita. Come si fa a credere a tutta quest acapacità dei ROS di Roma e a tutta l'incapacità dei ROS del resto d'Italia? Vediamo di chiarirci...e di vederci chiaro: 
Chi ha generato la mafia a Roma fa affari in Italia e nel mondo da sempre. In odore di problemi derivanti dalla presenza di partigiani che ogni giorno combattono la loro RESISTENZA nelle aule dove si annida il Grande Manovratore, dopo aver provato a spezzettarli, frantumarli, dividerli ed espellerli dal Parlamento, sa che non potrà evitare che questi aprano davvero quella cloaca, come hanno promesso: come una scatoletta di sardine.
Napolitano è un morto che cammina, Renzi non reggerà il bluff per sempre; rimestare un pò di merda, facendo fuori qualche stronzo, non può che essere il segnale che il centro di affari si é spostato in luogo sicuro e, se penso che il luogo sicuro per nascondersi, spesso é la tana del lupo, mi viene in mente che nel semestre italiano, con il vertice BCE in mano...Insomma qualcuno dev'essere già volato nel nido del cucùlo.

martedì 9 dicembre 2014

Le Terre di Mezzo

La Terra di Mezzo
Nome originaleMiddle-earth
TipoContinente
IdeatoreJohn Ronald Reuel Tolkien
Appare inIl Signore degli Anelli
Lo Hobbit
Il Silmarillion
I figli di Húrin
Caratteristiche immaginarie
PianetaArda
da Wikipedia
Nulla, più della realtà di oggi, sembra essere quel mondo onirico, che lo scrittore inglese J.R.R. Tolkien, ha chiamato "Terra di Mezzo", anzi...i mondi fantasiosi in cui stiamo vivendo le nostre vite reali, sono tante e diverse. Per questo motivo, ognuno di noi ha la sensazione di "darsi da fare", di fare la "propria parte", senza che questo collimi una sola volta con quello che fanno gli altri, senza che il proprio agire, possa assomigliare nel modo più lontano, ad una sorta di "interesse comune" ma, anzi, qualsiasi azione uno faccia, sembra finire in una sorta di caotico calderone che non fa altro che confermare che si! quel passo, quel tassello, andava proprio fatto, spostato, ma che non ha ottenuto nulla, se non il contrario del proprio intento. Non è servito cioè a portare il proprio contributo, ma ad aumentare la confusione preesistente. Come se il nostro apporto, la merce o il materiale, il nostro manufatto con sacrificio, fosse stato messo, depositato là, proprio in mezzo al passaggio, contribuendo alla confusione che c'era già,  in un enorme magazzino fantastico, dove vengono accumulati i contributi di ognuno di noi senza un ordine preciso, senza che essi siano interdisciplinari ed intersecanti, senza che nessuno di essi, finisca dove doveva e per lo scopo per cui era stato partorito; a portare nuova energia, un cambiamento, un aiuto a migliorare le situazioni preesistenti ormai ritenute da tutti insostenibili. Nella società in cui viviamo, non c'è mai stata tanta democrazia, tanta libertà, tanta indipendenza. Così tanta non ne hanno mai avuta e goduta i nostri avi, coloro che hanno costruito le premesse affinché noi godessimo di questo frutto del loro lavoro, eppure, ognuno di noi si sente impastoiato, ostacolando nei movimenti; come incaprettato, obbligato ad una serie di azioni coatte, non decise ma subite! I Mondi di Mezzo, non sono più pianeti fantastici in altri pianeti, altre dimensioni della fantasia, vite parallele di mondi e persone diverse e differenti ma che hanno un vissuto e degli interessi comuni ad altri , ma ognuno di noi oggi è un pianeta che ha una sua orbita, una sua legge, un suo percorso, una sua verità e tutto questo diventa il mondo per cui lotta contro tutti. Ci siamo evoluti senza preparazione a ciò che é la vita odierna, scippati tutti dalle proprie famiglie, dai propri affetti, dalle proprie culture, dalla natura che ci circondava da sempre e costretti a fabbriche che ci rendevano schiavi, piene di frastuoni innaturali, di aria irrespirabile, di disumanizzazione dell'essere che era stato allevato in noi. Ci hanno fatti diventare pazzi, ma noi abbiamo voluto credere che fosse utile, necessario perfino e ci siamo aperti a ciò che sembrava "il nuovo", ma che era solo la perdita di ciò che eravamo senza costruzione di niente altro. Da quelle fabbriche e dall'industrializzazione della società, ne abbiamo ricavato una sensazione di potenza sulla natura, sugli elementi, sulla vita perfino. Abbiamo perso la coscienza che eravamo vermi di terra e che della terra ne avevamo bisogno per la nostra stessa sopravvivenza. Abbiamo odiato e divorato la Madre che ci aveva allattato e divorato l'essere che lei aveva cresciuto, per ottenere un atomo scisso da ogni altro, libero da ogni legame e da ogni senso di appartenenza ed allora...ci siamo persi! Siamo assolutamente incapaci, ormai, di immaginare perfino, ciò che noi sappiamo da sempre: di essere atomi che formano un nucleo, che abbiamo bisogno di altri per far parte di qualcosa: di essere parti inscindibili di un gruppo, famiglia, comunità, popolo, genere. La nostra educazione, la nostra cultura, da qualsiasi parte la si prendesse, ci portava ad avere la coscienza di essere parte del creato, parte dell'emancipazione della vita evolutiva, ma sempre qualcosa legato a qualcos'altro inscindibilmente. Oggi, noi non pensiamo di essere l'atomo del Caos, l'unico che porta in se, la scintilla della vita, la luce divina, eppure, tutto ciò che facciamo, finisce per far pensare a questo, come volessimo distruggere tutto il resto per sopravvivere. Gli uomini non ragionano più come genere, ma non c'è nessun nuovo modo di essere. Abbiamo ceduto il nostro essere genere, in cambio di ciò che doveva essere il nuovo centro di misura: la persona! Non un maschio e neppure la femmina, ma l'essere umano nella sua completezza e nella sua individualità: la persona. Ciò che abbiamo ottenuto però, é un essere perso che ha difficoltà di individuare e seguire un suo progetto, un modello. Abbiamo ucciso l'uomo del passato senza allevare uno pronto per il futuro; il risultato é che quello del presente non è niente, se non un disperso in cerca di sopravvivere quotidianamente, pressato dalle contingenze e senza avere il tempo di pensare ad un sogno. Abbiamo così ucciso la donna del passato: non più serva e schiava. Non più complemento oggetto, ma centro e nucleo intorno alla quale costruire la donna, ma la donna che abbiamo oggi non é quella intorno alla quale un uomo costruiva una famiglia, la donna ha cambiato pelle, stile ed é difficile comprenderne quale sia il ruolo che vorrà avere nel futuro così rapportarsi ad una persona, senza pensarla donna e senza pensarsi uomo, diventa un discorso fluido che non si capisce da quale angolo tenere. Abbiamo perso il bandolo e la matassa. Abbiamo distrutto il concetto della famiglia per pensare ad una  nuova famiglia; il risultato è una confusione totale di comportamenti individuali non più rapportabili a degli schemi. La cosa può sembrare liberatoria, aperta ad ogni futuro, ma fin'ora non ha prodotto la stabilità che quel nucleo aveva prima e che permeava di quella stabilità, di quella sicurezza, tutti i membri partecipi e gli esserei di contorno. Distribuendo certezze ai figli e sicurezza ad una enorme cerchia di persone che si chiamava parentado. Abbiamo buttato gambe all'aria i figli in età fragili, nel momento in cui dovevano costruire la loro personalità e la comprensione della loro catena di affetti. Abbiamo gettato all'aria l'orizzonte nel quale crescevano e strappate le fotografie della loro mente; gli abbiamo regalato nuovi padri e madri che non erano nè padri nè madri, ma neppure estranei nè amici, ma loro si son dovuti piegare al fatto che il sole e la luna delle loro albe e tramonti erano scomparsi dal loro cielo.
Ecco cosa abbiamo fatto nella nostra vita e, visto che ne stiamo pagando noi le conseguenze, bisognerebbe chiedersi: ma davvero ce lo siamo fatti noi questo regalo? chi ci ha tolto la capacità di comprendere che ogni causa produce un effetto? Cosa ci ha fatto credere che se buttavamo giù tutto quello in cui credevamo, la polvere e le macerie non ci avrebbero travolto e soffocato? Siamo stati manipolatiDa chi? e qui mi fermo, perché non voglio passare per pazzo, porgendo il fianco a tutti i vostri suggerimenti: "...cosa ci mettono nel cibo...le scie chimiche...gli extraterrestri...l'ho sempre detto io..." no...io qui mi fermo. A chi devo rendere conto? Io vivo su Arda.