venerdì 27 gennaio 2017

il cirro


 Il cirro


Una cicala frinisce sopra il ramo
del pesco in fiore sul bordo della vigna
guardo i suoi fiori  rosa contro il cielo
e nell’azzurro, leggero scorgo  un cirro.
Ed un ricordo mi invade la mente.

Era di maggio, nel primo pomeriggio
e una cicala friniva nel vigneto,
disteso sotto il pesco che fa ombra
ai tuoi capelli stagliati contro il cielo
e nell’azzurro solo un cirro leggero.

Io non ricordo più il tuo volto adesso
ma il tuo sorriso non l’ho mai scordato,
né il tuo profumo che riempie le narici,
sento la tua voce e quel che dici
me lo riporta l’eco  del passato. 

Ricordo poi che un dì sono partito
 e quel pesco  non è fiorito più
ma quando tornai non t’ho ritrovata
tu camminavi lungo un’altra strada
sul mio tratturo non sei tornata più.

Soltanto ora, quel cirro dentro il cielo,
me lo ha riportato alla mente, col frinire
della cicala in questa calda estate.
Una leggera brezza fa sparire
Quella visione in un battibaleno.

Non so chi sei adesso, dov’è che vivi,
chi è che tiene la tua mano,
so solo che se ti penso arrivi
con il fiatone, corri da lontano.
Sento il tuo  cuore che mi batte in mano.

Non t’ho più persa seppur non t’ho più avuta.
Sei quell’amore che non ho mai scordato
Quel canto di cicala in ogni estate
Quel pesco in fiore ad ogni primavera
Quella rondine che non è più tornata.

Sei stata la mia sola gioventù.

pomeriggio di maggio


Pomeriggio  di maggio


Pomeriggio di maggio giù al paese,
sereno, sotto un pesco in fiore,
ero sdraiato col mio primo amore
e dalla gioia ancor provo vergogna.
Fu la prima volta che le presi la mano.
Forse quel pesco è già stato bruciato
E quell’amore chissà dov’è migrato.
Com’era quell’amore? Non ricordo…
Neppure ricordo come aveva gli occhi
Eppure so che dentro mi perdevo
Neppure del suo viso io rammento
Rammento questo:quel giorno l’ho baciato!
E di quel bacio non mi scordai giammai.
Oh quanti lampi in cielo son passati!
Chissà se uno avrà abbattuto il pesco
E se quel prato un dì sia stato arato…
Se amo ancora oggi quella donna? Non lo so…
Non so se poi davvero l’avessi amata
Neppure mi ricordo del suo nome…
Son certo che quel giorno l’ho chiamato
 E so che tu capisci cosa intendo…
 Quel giorno l’ho chiamato tante volte…
Eppur quel nome io l’avrei dimenticato
Se quella nube non invadeva il cielo
Quello ricordo e non l’ho mai scordato
Quel cirro bianco che mi  confuse un giorno
Tanto da rimanermi dentro impresso.
Chissà se il pesco fa ancora i fiori
Chissà chi è stato a prenderle la mano
Se quel mio amore di un giorno si è sposato
Forse l’ha fatto ed oggi ha tanti figli
Chissà se ha visto tra l’erba qualche fiore
Che le ricordi ancor di quell’amore.
Solo quel cirro a me l’ha ricordato
Per un istante, quando è comparso in cielo
E già non c’era più quando l’ho riguardato,
come quell’altro portato via dal vento,
con quel soffione di un dente di leone.


The Wall


Raffaele Vescera
Oggi sul mondo chi ha paura
Del vento e del profumo d’avventura
Di quelli che gli rubano il lavoro
Di quello con la pelle di un altro colore,
Si chiude in uno scantinato scuro
E contro ogni novità erige un muro.
Dice che chiude a un male nuovo sconosciuto
Che gli ruberebbe ciò che è sicuro
E ai figli vengono a prendere il futuro
Perciò è d’uopo che s’innalzi un muro.
Chi semina terrore e si rinchiude
Si isola, punendosi da solo
Poiché un muro che s’erge sul suolo
È una ferita vecchia e purulenta
Più di una crepa che però è natura.
The wall non è solo una parola.
Un muro è qualcosa che ferisce
Prima di tutti chi lo partorisce
È tutto il contrario di un’idea
È una strozzatura che nasconde
Che chiude dentro chiunque abbia paura
Di guardare oltre il suo orizzonte.
Nasconde agli occhi la base di un monte
I rinchiusi vedranno solo le vette
È come se a una donna si togliesse
Tutto quel che sta sotto le tette
Mentre mette in risalto la radice
Del male che protegge e che circonda.
Chiude chi lo fa e chi lo dice
E non sarà questo muro che renderà felice
chi chiude in faccia il cielo a chi ha fame
mentre dà la possibilità a tanta gente
di mandare a quel paese un deficiente
al quale il razzismo ha spinto la mano
anche se è il presidente americano!
di Fernando A. Martella
Nella foto di Guseppe Di Muro, un'opera di Franco Scepi