mercoledì 23 settembre 2015

l'accoglienza

Avrei voluto dire con gioia :" Missione compiuta!" Ma invece l'esortazione a unire gli sforzi comuni per valutare serenamente insieme, che cosa si può fare per cogliere l'occasione di gestire il territorio in sinergia con le cooperative che gestiscono i profughi, é caduta miseramente nel vuoto. Accuse reciproche e l'insinuazione di velenosi sospetti, stizzose esibizioni di intolleranza tra rivali di sempre ha fatto dimenticare che il tema della serata avrebbe dovuto essere l'Accoglienza...parola che non è stata pronunciata una sola volta in tutta la serata da nessuno! Domani Giaveno sarà uguale ad oggi: un territorio diviso e astioso perché si preferisce lasciare che le cose vadano avanti da sole, senza timoniere...spero solo che si sia notato che qui c'é il vuoto di un referente del Municipio che sia punto di riferimento delle associazioni che si curano dei profughi e della popolazione. Altro che commissioni Rifiuti Zero e Bilancio Partecipato. Cazzate in confronto.

venerdì 15 maggio 2015

l'Associazione Emigranti SanPaolesi nel mondo e l'Unitre Giaveno -Valsangone, con il Patrocinio della Città di Giaveno e dell' Assessorato alla Cultura, presentano il Corso

"Storia ed evoluzione dell’istituzione famiglia, dalla legge sul matrimonio riparatore e l’omicidio d’onore
alla pluralizzazione del modo di fare famiglia”
ed invitano quanti siano interessati agli aperitivi per il corso.
 è possibile seguire gli eventi anche seguendo il link
 https://www.facebook.com/groups/846908118699075/


giovedì 16 aprile 2015

work in progress...a volte capita!

Work in progress: A volte capita!

Nel proporre un corso all'Unitre di Giaveno, per lo studio dell'evoluzione della famiglia in Italia, abbiamo messo in moto una iniziativa condivisa ed apprezzata da tutti coloro che ne comprendono la valenza culturale, Il primo ad incoraggiare la mia iniziativa ed il tema, é stato don Luigi Ciotti, al quale sottoposi questo mio progetto. Mi incoraggiò e mi stimolò ad andare avanti con forza indicandomi immediatamente il suo vice: lo psicologo  Leopoldo Grosso, come persona disponibile e competente. Da allora in poi, il corso si è praticamente costruito quasi da solo, come animato da una volontà e forza autonoma. Hanno aderito immediatamente alla mia richiesta di esserne i relatori, persone impegnate nello studio di questa importante istituzione basilare, studiosi di  prim'ordine che vanno da don Ermis Segatti alla sociologa Chiara Saraceno, da don Fredo Olivero alla Ppsicologa, docente e scrittrice Anna Oliverio Ferraris che salirà appositamente nel suo Piemonte, da Roma, dove vive, da quel primo prezioso aiuto fornitami direttamente da don Ciotti; Leopoldo Grosso, suo vice nel gruppo Abele, all'ultima perla che si aggiunge a questa collana di splendide persone e che corona il mio sogno di averla ospite del nostro corso sin dall'inizio: la psicologa Simona Rivolta. Su questo ultimo arrivo voglio raccontare agli amici e amiche che mi seguono, quale percorso ha seguito il fato: Il mio primo figlio mi ha detto che si stava separando da sua moglie qualche mese fa. Rimasi sconvolto dalla notizia che ho sempre temuto. Avendolo reso figlio di separati io e sua madre, ne ho potuto vedere il dolore e la trasformazione che ha subito a seguito di quella nostra incapacità di dargli la stabilità, che una famiglia dovrebbe garantire ai piccoli una volta che decidiamo di metterli al mondo. So che loro avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di risparmiare ai loro due bambini, un simile percorso di dolore. Ma pure dovetti rendermi conto che loro erano, proprio nel periodo più traumatico di una separazione, sereni, coscienti di quello che stavano facendo, controllandone con grande capacità, la dose di amaro calice che una simile risoluzione, inietta in tutti i componenti che la subiscono; specialmente nei figli. Chiesi come mai, e lui mi disse che si erano preparati con calma all'evento. avevano consultato specialisti e letto qualcosa che li stava aiutando molto. Tra le cose di cui mi rese partecipe, mi diede il titolo di un libro: "La mia famiglia da ora in poi". Lo comprai ed ho iniziato a leggerlo. Mi sono reso conto che quando quell'amara esperienza toccò a me, non fui in grado di evitare al mio piccolo, la maggior parte dei problemi derivanti dalla separazione tra me e sua madre, non avevo strumenti ed aiuti, era l'inizio di una esperienza di divorzio in Italia e la nostra cultura e gli strumenti di analisi non erano ancora presenti. Quel libro non mi piacque affatto all'inizio. Proprio perchè metteva il dito sugli errori che io avevo commesso e mi inchiodava a delle responsabilità che non potevo ora recuperare. Quando giunsi a metà del libro, decisi che la psicologa che lo aveva scritto, avrebbe dovuto essere presente nel mio corso, perchè poteva essere illuminante su tante cose importanti che avrei voluto offrire agli amici/che che vorranno cogliere questa occasione insieme a me e all'Unitre di Giaveno perciò, cercai immediatamente di contattare la psicologa Simona Rivolta, senza riuscire a trovare il modo. Dopo tanti tentativi trovai un bandolo: il centro clinico Minotauro di Milano sembrava essere il percorso per poterla contattare. Scrissi alla mail di contatto pregando di girare la mia lettera alla dottoressa Rivolta, ma per molto tempo non ricevetti risposta. Fino al 13 aprile (tre giorni fa), quando nella mia casella postale trovai questa sua mail: "...Buongiorno dott. Martella, e grazie per la sua mail. 
Purtroppo il suo messaggio mi è stato girato a un indirizzo che non controllo di frequente, per questo le rispondo con ritardo, e me ne scuso.  
Detto questo, le confermo che sarei felice di  partecipare all'iniziativa di cui Lei è coordinatore, mi scriva o chiami quando crede (cell 348..............).
La ringrazio e saluto cordialmente. -
La sorpresa e la gioia che provai é stata pari solo a quello che riprovo nel poter condividere con voi la notizia che anche questa magnifica perla degli studi sulla famiglia, sarà parte della squadra degli specialisti che doneranno la loro cultura in materia a coloro che frequenteranno il corso. 
Questo mi costringe a riproporre a tutti voi il nuovo calendario con tutte le date ed i temi che, con il loro magnifico contributo, studieremo. Non me ne vogliate; la vita è un cantiere aperto ed ogni giorno dobbiamo raddrizzare la rotta della nostra astronave in viaggio esplorativo dell'universo: come il nostro corso sulla famiglia.
Ah! non abbiate paura...ho spiegato alla dott. Rivolta che non sono un dottore. Mi ha risposto che sarebbe venuta lo stesso; nonostante ciò! Spesso per aprire una porta ci vuole una chiave, a volte invece certi portoni si aprono da soli: a volte capita!


mercoledì 25 marzo 2015

Laminox: una caldaia col cuore umano



La laminox: una caldaia col cuore umano.

Cinque anni fa, al mio vicino indigeno piemontese, venne il biribizzo, di proibirmi il passaggio nella terra del suo vicino, che corrispondeva al retro della mia casa, sulla quale, una volta all'anno, passava il mio fornitore di legna che mi portava la legna, per scaldare la casa durante l'inverno. Il tipo si diede molto da fare per coinvolgere tutti i suoi conterranei con me confinanti, affinché mi proibissero di transitare sul terreno e, alla fine, posero una catena col lucchettone tra due alberi e lo chiusero. Si sa che per quanto siano negati, i rigurgiti razzisti trovano solidarietà nei nativi se chi aizza contro di te, fa perno sull'invasione dei propri spazi e sulle paure dei diversi. Noi meridionali emigrati siamo avezzi a cose peggiori di questa limitazione di libertà e di pari e reciproci doveri e diritti. Così quando io e mia moglie, ambedue emigranti, ci siamo trovati di fronte all'impossibilità di rifornirci di legna per il riscaldamento, fummo costretti a valutare il da farsi. La soluzione che trovammo più sensata fu quella di fornire la casa di una caldaia a pellet, datesi che la consegna ( e la sistemazione) del carburante di quest'ultima era possibile dal lato anteriore del nostro ingresso. Non volendo però tramutare un disagio creatoci dai nativi di questo posto, in cui viviamo dal 1969, in un vantaggio per le solite aziende del luogo(visto che in tutti questi anni vissuti qui, a nessuno è mai venuto meno il doverci lamentare che siamo sulla loro terra) abbiamo cercato l'azienda più a sud possibile che trattasse, nel 2009, la costruzione di questo prodotto nel nostro Paese.  Lo facciamo da sempre con la scelta di prodotti per l'alimentazione (olio, vino, formaggi e quant'altro è possibile) perché non farlo anche con altri prodotti industriale? Non facciamo questo con gli acquisti solidali con altri Paesi? Perchè non con le nostre regioni? Trovai due aziende allora:la prima a Sarnano(MC) un'altra in Calabria. Scelsi la Laminox della fabbrica marchigiana, per simpatia con una regione che amo, per la mancanza di "rumori" che quella popolazione regala al nostro caotico Paese, per amore verso Arcevia, Fabriano, le grotte di Frasassi, per le stradine bianche che venano le sue colline di terra rossa, come le vene del pancione di una donna incinta. Ecco, quella terra é per me turgida di vita nuova, di buone energie. Sono un romantico passionale, lo so. Perciò comprai una Laminox Idro 28kw. All'entrata di quella caldaia in casa nostra ci rendemmo conto immediatamente che il nostro vicino aveva contribuito a migliorare il calore diffuso in casa nostra; il suo comportamento, aveva dato modo alla nostra casa di godere di un miglior, e meno faticoso, riscaldamento. Da allora sono passati 5 anni di tranquillo caldo invernale, di calda serenità in casa. Tante cose vanno bene quando in un posto freddo come lo è il Piemonte a 600 metri d'altezza sulle Alpi, la famiglia coi suoi vecchi e i suoi piccoli, possono godere della serenità di un calore garantito dal buon funzionamento di un cuore caldo come la rossa Laminox. 
Fin qui un antefatto con il quale vi ho tediato solo perché é  pure giusto far capire come a volte, la vita ti mette su strade che non avresti percorso senza certe cosucce che succedono e che sembrano senza alcuna importanza e che invece, nel tempo, manifestano certe cose che non avresti mai pensato all'iniziao.
 Però...però...
Il 2014 si è chiuso con un dramma per la mia famiglia che rischiava di lasciarci al freddo per tutto l'inverno: Nel luglio del 2014, un amico volle farmi sapere di un acquisto prestagionale del pellet fin troppo conveniente; gli dissi subito che mi sembrava impossibile un acquisto così di un buon carburante, secondo me era una truffa. Ma la sua insistenza e la spinta di mia moglie fecero si che gli diedi in mano i soldi per l'acquisto: 2000 euro. Rinunciammo a portare il bambino anche un solo giorno al mare, pur di fare quell'acquisto che ci avrebbe garantito l'inverno al caldo. La truffa esplose in ottobre, e se pur avevo disdetto il contratto immediatamente prima, i soldi non mi furono resi da un delinquente calabrese; tale Ballerino (ora in carcere in attesa di processo).
Il nostro inverno 2015 sembrava destinato ad un pauroso freddo da sopportare senza uscite, gli stipendi di ottobre e novembre sono stati investiti solo in pellet e quel che potevamo per il cibo, non ci siamo permessi niente, ma intanto siamo stati al caldo. A Natale le tredicesime ci hanno dato un poco di respiro, ma proprio in quel periodo la macchina ha avuto dei problemi e dal meccanico sono sorte delle complicazioni che si sono risolte col dover rifare tutta la distribuzione. Non ci voleva proprio. Proprio quando le cose sembravano appianarsi ecco che saltava fuori una nuova difficoltà. Come un nuovo morso mortale, le avversità sembravano volerci trascinare verso un fondo senza uscita. Alla macchina abbiamo posto rimedio accendendo un nuovo prestito, il costo della riparazione ci costerà quasi il doppio, ma si dilaziona nel tempo e di meglio non si poteva fare. A febbraio però serve di nuovo il pellet ed ecco che un rivenditore sconosciuto ce lo offre con la possibilità di pagarlo come possiamo...uno spiraglio di luce in questo periodo buio, che porta un poco di fiducia nelle persone e nella vita. Però, proprio il giorno che arriva il pellet, un sordo rumore nel locale caldaia, ci fa capire che qualcos'altro  ci è piombato addosso: la pressione dell'acqua nel serbatoio ha dilatato le pareti e fatto saltare le saldatura. Immediatamente, la mia rossa Laminox, mi apparve come una carcassa di ferro inutile. La pressione incontrollata del nostro acquedotto, ha degli sbalzi notturni di parecchie atmosfere e, se, la valvola di ritenzione non fa appieno il suo lavoro la pressione che sale è fatale. Niente, questo colpo é letale per noi; non ce faremo a riprenderci più.  Ci rendemmo conto che a volte, la caduta negli inferi di una famiglia, non dipende da cattiva gestione, ma da fattori esterni che concomitanti rischiano di annullare una vita di sacrifici e di lavoro. Quando le cose vanno male in questo modo concatenato, altre cose sembrano seguire lo stesso percorso in discesa verso il baratro e lo stesso equilibrio famigliare, può essere in pericolo. Per interrompere questa caduta libera, qualcuno deve dotarti di un paracadute. Ma in un periodo di crisi come questo, quando chiunque può ti azzannerebbe per difendere il proprio guadagno, dove lo trovi uno che ti offre il suo paracadute per sostenerti? 
Noi lo abbiamo trovato!
La rottura era sopravvenuta di sabato e fino al lunedì mattino non potei fare altro che recuperare un pò di legna da vecchi mobili, da bruciare per tenere la temperatura della casa, nel migliore dei modi.
Nei giorni precedenti era nevicato e la temperatura si era abbassata sotto lo zero di parecchio. Queste vecchie case, fatte di pietra e terra sono fresche d'estate, i loro muri d'inverno trattengono un poco la temperatura, ma quando si raffreddano, diventano un congelatore. Oltretutto...gli infissi antichi di legno lasciano entrare lame di gelo che tagliano...in due giorni eravamo tutti presi dal raffreddore e influenza. Il primo ad ammalarsi é stato proprio il piccolo Luca. A solo due anni e mezzo, il bambino era solito giocare sui tappeti e sul pavimento, ma ora, con i termosifoni freddi, non si riusciva a tenerlo lontano dai suoi abituali giochi e le conseguenze si videro immediatamente. Il giorno stesso che telefonai alla Laminox per chiedere cosa avrei potuto fare, mi dissero immediatamente di spedire giù la caldaia che l'avrebbero trattata come in garanzia. Non dissi niente, ma la paura di restare senza caldaia per tutto l'inverno mi terrorizzava. Chiesi se non fosse possibile trovare il modo di ripararla qui a casa, di rimandare l'invio alla fine dell'inverno. Nello stesso pomeriggio si presentò a casa, il signor Consoli che é il tecnico per l'assistenza della azienda delle Marche, in questa zona del Piemonte. Appena capito cosa era successo, smontammo la vecchia caldaia e riportammo fuori, nel cortile. L'indomani febbraio ci regalò due giornate primaverili e potemmo lavorare fuori per riparare la caldaia, ma non riuscimmo a fare il lavoro e dovemmo ammettere che avevamo solo perso tempo. Il signor Consoli andò a prendere una caldaia della stessa azienda che aveva di scorta e me la montò in casa al posto della mia. Io e mia moglie eravamo al settimo cielo, ci rendevamo conto che da  dentro quel precipizio in cui stavamo cadendo in solitudine, qualcuno ci aveva abbracciati e ci stava aiutando a risalire la china. Abbiamo personalizzato questo aiuto celeste nel tecnico piemontese della Laminox, datesi che delle voci che sentivamo nei telefoni dalle Marche, non ci era dato di conoscere nessun volto. Ma ci rendevamo conto che se quest'omone stava operando per noi un miracolo, non potevamo che pensare che in quel di Sarnano, ci doveva essere una persona speciale che lo stava sostenendo. Abbiamo visto un camion arrivare il giorno dopo, ritirare la vecchia caldaia e portarsela via senza chiederci un centesimo. In quel momento non avremmo neppure saputo come tirarlo fuori dagli spiccioli con cui facciamo piccoli acquisti a fine mese. Abbiamo visto partire quel vecchio cuore rosso della nostra casa e l'abbiamo salutata col groppo alla gola, l'inverno sarebbe passato al caldo ormai, ma se non fosse tornata guarita completamente la nostra vecchia Laminox, avremmo dovuto comprare una nuova caldaia e questo ci avrebbe potuto uccidere. Avevamo già deciso che avremmo immediatamente messo in vendita la nostra casa. Farlo in questo periodo é pari a buttarla via. Ma come quando torna un familiare da un ricovero ospedaliero, alcuni giorni fa, dopo due settimane, la rossa Laminox é tornata a casa, riconsegnata dal giovane vettore che l'aveva prelevata, rimessa completamente a nuovo, lucida. Un lavoro non di riparazione, ma di trapianto di alcuni apparati esterni, recuperati sulla vecchia caldaia, é stato effettuato su un impianto completamente nuovo della caldaia. Rimesso a posto qualsiasi particolare fosse rotto o segnato dall'uso dei cinque anni trascorsi a mantenere calda, questa vecchia casa piemontese. Ho 67 anni, non ho visto mai nel mio passato, le cose funzionare così. In questo nostro vituperato e bistrattato Paese, siamo abituati a ritenere normale una truffa, un omicidio, una ingiustizia. Ma io mi chiedo come abbiamo mai potuto finire così in basso nel grafico mondiale della moralità, prima di quello economico. Come abbiamo potuto pensare che questo nostro Paese, per mezzo secolo ballerina di prima fila, debba guardare oggi davanti da dietro le quinte non solo dello sviluppo, ma da quelle morali e civili. Ecco, una azienda di un paese che non conosco, da una regione amata per la sua bellezza e per la sua vita senza troppi clamori, mi arriva la certezza di poter dire alla Merkel e al mondo intero: " Signori, questa é l'Italia che ce la farà!" Il Paese che lavora, che fà scuola di qualità e di umanità, di comprensione e di solidarietà, questo é il NOSTRO PAESE! in barba ai cinesi che invadono con le loro cianfrusaglie il mondo e alla Germania forte che crede di poter essere l'unica a garantire serietà e qualità. 
La Laminox ha dimostrato di aver ceduto solo per una mia distrazione d'una sera che non ha frenato l'impeto di un acquedotto, che ogni notte tenta di far saltare tutti gli impianti del paese in cui viviamo, complice la distrazione di una valvola di ritenzione. Ma ha ceduto dopo i cinque anni della sua garanzia...potevano dormire sonni tranquilli, Ma a Sarnano hanno voluto dimostrare che la loro caldaia é fornita anche di un cuore caldo di umanità. Insospettabile dotazione in un apparato metallico, seppur laccato del mio rosso preferito. La Laminox ha salvato la mia famiglia dallo sfascio, la mia casa da una frettolosa vendita al ribasso, il frutto della mi a vita da emigrante dal fallimento totale. Non ne sapevano niente, nessuno gli ha detto una parola su tutto questo, non l'hanno fatto con me per aiutarmi; l'hanno fatto perché questo è il loro comportamento.  Per questo ho voluto scrivere questa storia. Non sapevano neppure, che appena acquistata la mia caldaia, nel 2009, convinsi un amico pescarese ( Roberto Di Benedetto) che vive proprio qui a Giaveno a prenderne una uguale. Spero di vederne arrivare ancora da quella bella terra in questo posto freddo dove servono tante caldaie e...si, tanti cuori.

lunedì 23 febbraio 2015


Riunione amici del corso: mercoledì 4 marzo, h 20,30 in sala consiglio del Comune di Giaveno.

Il delitto d'onore

Lo chiamavano delitto d’onore
La lunga storia della legge sul delitto d’onore. A che punto siamo?
Uccidere la propria compagna, il suo amante, per salvaguardare l’onore: il proprio e quello di un intero gruppo famigliare. A che prezzo? Non troppo alto, almeno fino al 1981, anno che segna una svolta in Italia per la legislazione sul diritto d’onore.
Questo tipo di delitto matura all’interno di una comunità, più spesso in ambiente famigliare e, dunque, si configura come omicidio di prossimità.
Dell’omicidio di prossimità vanno considerate le variabili: l’omicidio di un parente (parricidio), poiché incide su legami di sangue, è stato considerato, nella storia, più grave, per esempio, rispetto all’uccisione di un figlio, di un nipote e, più in generale, di un minorenne (infanticidio). Il delitto d’onore, poi, ha seguito un percorso del tutto diverso ed è stato sempre in qualche modo “scusato”, motivato, perché inteso come reazione ad un’azione altrettanto criminosa.
È così da secoli, per non dire da millenni: nell’antica Grecia, la patria del diritto, il legislatore Solone considerò il parricidio un reato inconcepibile per una società basata sulla famiglia; nella Roma antica, in età monarchica, il re Numa Pompilio decretò che il parricidio fosse punito con una pena capitale particolarmente severa che consisteva nel chiudere il colpevole in un sacco pieno di serpenti e gettarlo in mare. Il figlicidio e l’uxoricidio, invece, erano consentiti e giustificati dalla supremazia e dal controllo che il pater familias aveva sui figli e sulla moglie, per il mantenimento dell’onore famigliare.
Nella sostanza, questa norma di duemilasettecento anni fa, in Italia, è stata abolita solo nel 1981.
Ripercorriamo un po’ la nostra storia più recente e soffermiamoci sugli ultimi centocinquanta anni. Il primo Codice Penale unitario, in Italia, è datato 1859 ed è una diretta emanazione dello Statuto Albertino. L’articolo 561 di questo Codice parla dell’omicidio per causa d’onore dovuto alla sorpresa in atti di incontinenza che eccitano il giusto dolore, “difficilissimo da temperare”. Per questo tipo di omicidio è prevista una sensibile attenuazione della pena (però, se a uccidere è una moglie offesa, l’attenuazione della pena è inferiore). Presupposto di questa legge è che un fatto ingiusto abbia scatenato l’ira. In un Manuale di Diritto Penale del 1880, curato dal giurista Pessina, si legge:
“L’uomo non è solo attività, ma anche recettività […]e di rincontro all’ethos ci ha il pathos che esercita la sua potente efficacia (…) e determina azioni straordinarie o deprecabili.”
In base all’articolo 561, chi poteva uccidere?
Sicuramente il marito che sorprendeva in flagranza di adulterio la moglie e, vindice del talamo violato, poteva assassinare sia la moglie che il suo amante; potenziali assassini erano anche genitori che sorprendessero nella propria casa la figlia in flagranza di adulterio; infine, le mogli tradite e offese. Tuttavia esse godevano di minori attenuanti, come si è già detto, poiché si considerava che nell’animo di una donna avesse efficacia solo il sentimento della gelosia. Nell’animo di un marito oltraggiato ha peso anche la violazione dell’onore.
Nel 1889 si passò al codice Zanardelli e anche qui il delitto d’onore era scusato e punibile con il carcere da 1 a 5 anni.
Nel 1930, in piena età fascista, a disciplinare il delitto d’onore è il codice Rocco. Se l’omicidio, in generale, è punito da 21 a 24 anni di prigione (ma, in casi particolarmente gravi si può arrivare all’ergastolo), per il delitto d’onore la reclusione va dai 3 ai 7 anni. Con l’articolo 587 si precisa che lo stato d’ira di chi uccide può essere giustificato anche solo dal sospetto di un tradimento. La regressione culturale rispetto al 1859 è evidente.
Nel 1948 la Costituzione Italiana stabilisce importanti principi di parità dei diritti e dei doveri dei cittadini e, nel 1955, la Corte Costituzionale decreta finalmente che il reato di adulterio (che il Codice Rocco prevedeva solo per la moglie) sia esteso ad entrambi i coniugi; si aggiunge anche che il marito non può per alcun motivo picchiare la moglie. Non gli è più riconosciuto lo ius corrigendi e il marito perde il suo potere correttivo ed educativo sulla moglie. Una volta per tutte, dunque, si precisa che il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.
Nel 1981 le disposizioni sul delitto d’onore sono abrogate dal Parlamento Italiano con la legge n. 442. È abolito anche l’istituto assurdo del “matrimonio riparatore”, che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso che lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, “salvando l’onore della famiglia”.
Passi da gigante, dunque, rispetto al Codice del 1930. Eppure le statistiche parlano chiaro e le donne continuano a morire per mano di mariti, amanti respinti, fidanzati gelosi.
Cosa può fare la legge?
Per prevenire i fatti di sangue, il decreto 96/2013 interviene a disciplinare il reato di Stalking. Il 15 Ottobre 2013 è approvata la norma contro il Femminicidio che prevede, tra le altre cose: l’arresto obbligatorio in flagranza di reato; l’allontanamento del coniuge o del colpevole violento da casa della vittima (i destinatari di questo provvedimento sono controllati anche con un braccialetto elettronico); la querela irrevocabile; una corsia giudiziaria preferenziale per i processi di femminicidio; il patrocinio gratuito per la vittima in caso non possa permettersi un avvocato difensore; il permesso di soggiorno per le vittime straniere; la possibilità per le vittime di essere informate sull’iter giudiziario del colpevole.
Fin qui la legge.
Tuttavia, perché una legge abbia autentica efficacia deve essere sostenuta, necessariamente, da cambiamenti culturali. È per questo che si rende indispensabile una sensibilizzazione ad ampio raggio della società per eliminare stereotipi e pregiudizi. Bisogna prevedere corsi di formazione per i funzionari delle istituzioni pubbliche (penso al personale degli ospedali o alle forze dell’ordine) per renderli competenti all’ascolto delle vittime. E soprattutto bisogna aprire il dibattito nelle scuole: è necessario che i giovani acquistino coscienza di questi problemi e si preparino ad affrontarli, a combatterli, ma soprattutto a prevenirli.
Solo in questo modo i risultati saranno più profondi ed evidenti.



domenica 15 febbraio 2015

maledetto il giorno che ti ho incontrato

maledetto il giorno che ti ho incontrato



 La programmazione di un corso, da me proposto alla Università della terza età di Giaveno, sullo studio dell'evoluzione dell'istituzione della famiglia in Italia, dalla famiglia patriarcale e dalla legge sul delitto d'onore alla famiglia mononucleare di oggi, ha trovato il consenso del signor Ermanno Plano, presidente della nostra Unitre. Dopo averne approntate le linee guida del progetto, ho contattato personalmente una serie di personalità della cultura italiana, con alle spalle un patrimonio incredibile di conoscenza personale, frutto di anni di studi ed insegnamento in diverse università italiane, di una produzione di libri su tutto ciò che compete l'ambito delle modifiche della famiglia, tanto da poter affermare con sicurezza che in Italia, un corso simile mai ha trovato pari qualità di partecipazione. I docenti del nostro corso, che hanno accettato con entusiasmo di regalarci il loro sapere, con la loro partecipazione gratuita sono: l'avvocato Cinzia Palmieri del foro di Torino, legale della Associazione Culturale Emigranti SanPaolesi nel mondo, abilitata alla difesa delle donne che subiscono violenza; Fredo Olivero, presidente della consulta emigranti della curia di Torino, Leopoldo Grosso, psicologo vicepresidente del gruppo Abele; don Ermis Segatti, Anna Oliverio Ferraris, Psicologa docente universitaria e scrittrice; Chiara Saraceno, sociologa, docente universitaria e scrittrice; e altre personalità minori solo per fama, ma che saranno in grado di dare un contributo assolutamente importante per la riuscita del progetto. A seguirlo sono state scelte personalmente dal sottoscritto, un gruppo di persone che garantiscono un interesse reale e costruttivo che consenta di trarre da questo corso, il risultato maggiore: ci proponiamo di costruire conferenze pubbliche ed iniziative collaterali per coinvolgere il numero maggiore possibile di persone del nostro Comune e dai Comuni vicini. Il progetto prevede una cerchia di persone che diventino tutori e coautori del corso, che vigilino e correggano la rotta prima e durante le lezioni. Questo ci garantirà una condivisione diffusa degli oneri e degli onori, ma garantirà proprio al corso, che in qualsiasi caso, il numero di persone attente al suo percorso, siano tante e diverse, da garantirne un percorso sempre invitante per tutti i frequentatori. Questo l'intento, vedremo durante il percorso quanto saremo in grado di mantenere, di ciò che ci ripromettiamo. Di certo c'è che lo sforzo  finora investito e l'interesse che ha suscitato, seppur nato da poche ore, sono una ottima premessa alla sua buona partenza e, se é vero, che chi ben comincia é a metà dell'opera...noi siamo soddisfatti di tutto quello finora costruito. La possibilità di raccogliere buoni frutti sta, anche e sopratutto, nella capacità della risposta che la nostra bella cittadina e i nostrei/e concittadini/e sapranno dare. Contiamo su tante iscrizioni al corso. Saremo pronti a riceverli.

domenica 11 gennaio 2015

Io non sono Charlie

Io non sono Charlie

Da quando è successa la carneficina al giornale satirico francese, ho subìto una ingiusta sensazione di inadeguatezza che mi ha, di fatto messo, in una situazione di imbarazzo. Non ho scritto sulla mia bacheca "io sono Charlie" come hanno fatto in molti, nè ho gridato contro l'islam ed il terrorismo, ma mi sono chiesto come mai di questo mio comportamento; intendiamoci, la violenza la condanno con una mia vita di partecipazione democratica ad ogni movimento di liberazione, ad ogni manifestazione di pace, con una militanza lunga tutta una vita contro le ingiustizie, ma non corro immediatamente dove si accumulano le masse appena succede qualcosa ed é proprio questo mio " star fuori" dalla risposta immediata, che mi mette in mezzo ad un guado imbarazzante. In fin dei conti stò da una parte o dall'altra? cos'é questo mio surplaice? Mi accorgo mentre scrivo che perfino il sentirmi in obbligo di dover chiarire, a me prima che ad altri (visto che non mi è richiesto) questa mia posizione, crea in me una certa ribellione alla costrizione. Insomma, io ho scritto nel mio profilo di fb, che sto sempre con le minoranze, comunque, ed ecco il perché la mia ritrosia ad essere uno, che sta con Charlie, il giorno dopo che l'hanno ucciso, mi spinge fuori dalla folla della piazza: io stavo con Charlie prima, ora mi sento battuto fuori dalla calca che i autoidentifica con gli anarchici di Hebdo. Come è possibile tare con Charlie insieme al governo che lo voleva chiudere da sempre, con i politici che hanno tentato di strozzarlo ogni volta che con quella matita venivano disegnati in quelle pagine, con Marie Le Penn? Tutti Charlie ora. Troppi per me, sono la maggioranza incolore della Francia e del mondo in questo momento ed io, costretto ad essere coerentemente legato al mio "sto con le minoranze", non mi sento più uno di loro; fossi un disegnatore di Charlie Hebdo, lo scriverei in prima pagina. Io sono Charlie, ma non sto con Voi! E non ci sto alla mistificazione che tentate: Non essere con noi, tutti contro il terrorismo, vuol dire essere coi terroristi. NO!

martedì 6 gennaio 2015

l'imbuto della chiesa e la fede

L'imbuto della chiesa e la fede


Nei duemila anni e passa, in cui la chiesa cattolica ha costruito il suo impero in Italia e nel mondo, ha avuto papi guerrafondai, politicanti, pavidi e viziosi. Molto radi qualcuno che abbia lasciato, nel suo apostolato, una traccia visibile e memorabile di bontà cristiana. Eppure tutti loro, hanno elevato a santi uomini e donne senza parsimonia, che avevano avuto ruoli edificanti in una chiesa più centrata sulla sua avidità terrena che celeste.
La chiesa del terzo millenio si è trovata nella gola di un imbuto in cui l'avevano costretta i suoi vizi: gli scandali della banca vaticana, i preti coinvolti in sparizioni e omicidi di giovani donne, uomini della chiesa denunciati più volte per pedofilia. Tutti hanno contribuito ed hanno portato, dopo duemila anni, il papato di Ratzinger all' autolicenziamento e autoreclusione, piuttosto che continuare a farsi costringere dai vescovi famelici  che lo circondavano e tenevano in ostaggio, per coprire gli scandali in cui veniva soffocata e travolta la fede.  La gente si allontanava, la credibilità dell'istituzione e del vaticano, ma anche la fede stessa hanno raggiunto il livello più basso di tutta la sua esistenza; e fu Francesco. Lui capovolse il modo ma anche il verbo sin dalla sua prima apparizione a quella finestra dalla quale era passata anche molta farina del diavolo. Questo Papa ha dato segnali impensabili prima, ha usato parole e dato esempi di aperture storiche verso le altri fedi e verso il mondo dei poveri, dei diseredati, del dolore e dei deboli. A questo Papa si oppongono forze retrive terribili, dentro e fuori della chiesa, ma continuano ad opporsi anche coloro che per duemila anni hanno rimproverato alla chiesa cattolica proprio questa sua pretesa di primato e di chiusura verso le altre fedi. Coloro che si professavano "credenti non praticanti" perché in una chiesa così compromessa non sarebbero mai entrati, quelli che non mettevano in discussione la fede, ma la pratica quotidiana che molti suoi esponenti mostravano di prediligere: vita mondana e lusso, salotti politici e manichei, lembi di confini indistinti tra malaffare e corruzione. Quella parte di credenti che non osavano definirsi atei, non credenti, ma stanchi di dover coprire e difendere la distinzione tra fede e chiesa, finivano con l'allontanarsi da essa e guardarla da fuori emancipandosi da essa, ancora sono qui a rimproverare al povero Francesco, che gli errori e gli orrori della chiesa comunque ricadono su di lui.
 Bene, io mi sono definito da troppo tempo un"credente non praticante" frustrato dai troppi preti che ho incontrato nella vita, tra i quali, da nessuno di loro ho mai ricevuto un segnale di fede, ma di marpioni coperti da una immunità sconcertante, mentre brigavano in faccende assolutamente tutt'altro che trasparenti e che c'entrassero lontanamente con la fede. Ora, credo che chi si definisce oggi "cattolico non praticante", per quando dice non mi basta. Sono nato in un Paese che é cattolico per storia millenaria, non ho incontrato nella mia infanzia altro che la costrizione a frequentare la chiesa cattolica, l'asilo cattolico, la scuola cattolica, l'oratorio, le associazioni culturali e di aggregazione cattoliche, al sindacato cattolico,...l'unica scelta possibile sarebbe stato l'esclusione da ogni condivisione con gli altri Non sono un cattolico non praticante, sono un credente non frequentante. Io non ho mai sollevato il dubbio che Dio esista, ma non sono mai riuscito ad entrare in uno di quei negozi dove lo svendono. L'ho sempre cercato (e trovato!) nell'immensità dell'universo che sta fuori dalle potenti chiese. L'ho sempre visto nella carità dell'uomo, nella sua debolezza. Francesco sgretola quella facciata d'oro e di potere che la chiesa ha costruito tra se e l'uomo, ma costruisce una catena di esseri umani differenti e li riporta direttamente al Padre. non sono un cattolico non praticante, sono un credente e da oggi, un credente frequentante ed impegnato. Impegnato a fianco di un Pastore che parla una lingua che va sentita, compresa e diffusa. Questo credo debba essere oggi un impegno che debba essere condiviso da ognuno di quelli che comprendono che il percorso intrapreso da questo uomo, vada sostenuto ed accompagnato.   Al di la di voler ora, in questo momento accertarsi se Dio esiste o no, smettendola per un attimo di discutere se la religione ha motivo d'essere o no e fermandosi a pensare se una chiesa come predica Francesco, può rendere migliore la società ed il mondo, oppure continuare a far finta di credere che non ci riguardi. Per non lasciarlo solo, per non lasciare di nuovo, una delle case di Dio, nelle mani dei mercanti e dei farisei.